PEPPE SERVILLO INTERPRETA MARCOVALDO DI ITALO CALVINO - EX MACELLI, 19 FEBBRAIO
Peppe Servillo, istrione del palcoscenico, tratteggia un personaggio tra i più celebri della letteratura italiana. Con gli interventi musicali di Cristiano Califano alla chitarra, Servillo legge, canta, interpreta le avventure di Marcovaldo, in un omaggio sentito a Italo Calvino, a 40 anni dalla sua scomparsa. Il tono fiabesco esprime comunque concetti centrali dei giorni nostri: la vita caotica della città, l’urbanizzazione senza razionalità, la povertà diffusa. Ma le storie di Marcovaldo ci ricordano che la fantasia e l'immaginazione possono in ogni momento aiutarci a ricercare segni e occasioni di felicità.
Marcovaldo (Ovvero Le Stagioni in Città) è una raccolta di venti novelle, pubblicate per la prima volta a puntate su “L’Unità”. Nel 1963 ebbe la prima stampa per una collana “Einaudi” di letteratura per ragazzi. Le venti storie, divise in cicli di quattro, una per ogni stagione, si svolgono in una città che, sebbene non identificata, potrebbe essere Torino, città industriale per eccellenza, dove Calvino visse e lavorò. Il protagonista, Marcovaldo, manovale con problemi economici presso la ditta Sbav, prototipo dell’azienda che sfrutta i suoi lavoratori, e al tempo stesso il simbolo della società dei consumi, è un padre di famiglia ingenuo e buono, ricco di una fervida fantasia. Egli vive in un ambiente urbano e moderno, ma prova nostalgia per il mondo della natura. È attento ad ogni variazione atmosferica e coglie minimi segni di vita animale e vegetale, ma ogni volta va incontro ad uno scacco, ad una delusione. La natura, in città, sembra essere contraffatta, alterata, compromessa con la vita artificiale, non è la natura che ha forse conosciuto da bambino e che vorrebbe far amare anche ai suoi figli. In un ambiente a lui così ostile, mantiene una sua coerenza senza lasciarsi corrompere. Attraverso le avventure di Marcovaldo, Calvino esprime una critica alla civiltà industriale, una critica all’idea di un possibile “ritorno all’indietro” nella storia. La prosa raffinata fa di quest’opera una perfetta favola moderna oscillante tra realismo e comicità. Peppe Servillo, attraverso una sua accurata operazione drammaturgica, porta agli spettatori una selezione del testo, mentre la chitarra di Cristiano Califano che sottolinea l'alternarsi di comicità e malinconia.
“Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.” Italo Calvino
PEPPE SERVILLO, voce narrante
CRISTIANO CALIFANO, chitarra