A PARIGI E BRUXELLES LO SPETTACOLO "L'ARIA DELLA LIBERTA' - L'ITALIA DI PIERO CALAMANDREI"

 

“L’aria della libertà - L’Italia di Piero Calamandrei” di Nino Criscenti e Tomaso Montanari andrà in scena martedì 27 febbraio a Parigi e mercoledì 28 febbraio a Bruxelles, per iniziativa degli Istituti Italiani di Cultura delle due capitali. Sarà così presentata in due grandi città europee la figura di Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione, protagonista della ricostruzione della democrazia nell’Italia uscita dalla guerra e dal fascismo.

Sulla scena, il narratore, lo scrittore e storico dell’arte Tomaso Montanari, un quartetto di musicisti e un grande schermo su cui si succedono le immagini di un album fotografico degli anni 30, che si conserva nella biblioteca civica di Montepulciano. Sono le istantanee, finora inedite, scattate da Piero Calamandrei nelle gite che quasi ogni domenica, dal 1935 fino allo scoppio della guerra, ha fatto con un gruppo di amici in cui si ritrovano alcuni dei maggiori esponenti dell’antifascismo e della cultura italiana del Novecento: Luigi Russo, Pietro Pancrazi, Nello Rosselli, Alessandro Levi, Guido Calogero, Attilio Momigliano, Benedetto Croce. Non erano gite qualsiasi, e Calamandrei lo ricorderà dopo la guerra: “Negli ultimi anni quando, a partir dall’ascesa di Hitler al potere e dalla avventura etiopica, sempre più si sentiva approssimarsi l’ombra della catastrofe e l’oppressione fascista si faceva ogni dì più pesante, il nostro gruppo di amici partiva ogni domenica di buon mattino dalla città rintronata dagli ululati delle adunate coatte, e prendeva la via dei monti, in cerca della libertà perduta”.

Tomaso Montanari sfoglia l’album di quelle fughe domenicali in centri storici come Urbino, Perugia, Siena, Viterbo, in piccoli centri e paesi fuori di mano nella campagna toscana, in Umbria, nelle Marche, in Romagna, alla ricerca di castelli, pievi, abbazie, ville monumentali, luoghi scelti, come scrive Calamandrei, “non per estetismi turistici ma col desiderio di ritrovare, in quelle testimonianze, una tradizione di civiltà, della quale ciascuno di noi, durante la settimana, aveva creduto, nei momenti di maggior scoramento, di avere smarrito il senso”.


Leggiamo quelle foto, che ci restituiscono le immagini di un’Italia che non c’è più, con le parole stesse di Calamandrei, estratte da lettere e soprattutto dal suo diario: “Io penso che qualcosa di eterno ci deve essere se noi prendiamo tanto gusto ed affezione a queste nostre gite: nelle quali circola nel nostro pensiero una parola che non diciamo per pudore, ma che pure, a ripensarla così di paese in paese, torna nuova e pura: patria”.
Ogni tanto la sequenza fotografica viene interrotta da un cinegiornale che illustra la realtà del regime, “la città delle adunate coatte”. È il contrappunto all’illusoria evasione domenicale: “Nella gita si è riso e siamo stati allegri. Ma sotto l‘allegria, malinconia, più pungente in primavera, in queste bellissime campagne toscane. L’assillo che rode dentro è mordente e affannoso fino alle lacrime. Chi riuscirà ad esprimere la tragedia della nostra generazione?”.

Una tragedia segnerà quelle gite: l’assassinio, in Francia, nel giugno del 1937, di uno dei compagni più assidui, Nello Rosselli, appena qualche settimana dopo la sua ultima passeggiata domenicale. E le segnerà l’angoscia del conflitto incombente: “Tutti, senza dircelo, portavamo con noi in quelle gite la segreta malinconia di chi, andando a far visita ad una persona cara, pensa che forse è quella l’ultima volta che la vedrà e non riesce a scacciare il funesto presentimento: la guerra viene, la guerra verrà. C’era già su quelle colline ridenti un presagio di distruzione”.

Dieci momenti di musica dal vivo entrano, nel corso dei 90 minuti dello spettacolo, sui punti più intensi del racconto. Non un accompagnamento, piuttosto un intervento che nasce dalla parola, che non interrompe il racconto ma lo sottolinea, lo amplifica. Sono brani di alcuni capolavori della musica da camera tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40, da Stravinskij con i bellissimi Tre pezzi per clarinetto solo a Ravel, da Casella a Šostakovič. L’organico di pianoforte, violino, violoncello e clarinetto è stato scelto in funzione di due opere scritte per questa singolare formazione: una composizione di Paul Hindemith del 1938 e il Quatuor pour la fin du Temps scritto nel 1940 da Olivier Messiaen nel campo di concentramento tedesco in cui era internato. Del 1945 è la Sonata per clarinetto e pianoforte di Mario Castelnuovo-Tedesco, che sarà eseguita nella parte finale dello spettacolo, in cui si sentirà come, con Piero Calamandrei costituente, lo spirito di quelle gite è entrato nella ricostruzione del paese e nella stessa Costituzione, con il suo altissimo, originalissimo articolo 9, che afferma la “tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Le parole, gli incontri, le emozioni di quelle passeggiate sono vivi, attuali: sono il programma sentimentale e politico di un’Italia che è ancora possibile. «L’Italia ha ancora qualcosa da dire», gridò Piero Calamandrei nel 1944, riaprendo da rettore l’università di Firenze appena liberata. Quell’aria della libertà può permetterci di respirare ancora: di immaginare un futuro diverso, un futuro semplicemente, profondamente umano. È l’invito che si sentirà alla fine dalla voce stessa di Calamandrei in un discorso che rivolse ai giovani nel 1955.

 

 

“L’aria della libertà - L’Italia di Piero Calamandrei”

con
Tomaso Montanari

Luca Cipriano clarinetto, Francesco Peverini violino
Valeriano Taddeo violoncello, Marco Scolastra pianoforte

Musiche di
Casella, Castelnuovo-Tedesco, Hindemith, Messiaen, Šostakovič, Stravinskij

 

una coproduzione
Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte, Accademia Filarmonica Romana,
Amici della Musica di Foligno
in collaborazione con
Istituto Luce Cinecittà, Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”


Info:
Fondazione Cantiere Internazionale d'Arte
tel. 0578 757007 / 757089 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.