EAST SIDE STORY
PIENZA - Chiostro di Palazzo Piccolomini
Giovedì 20 luglio, ore 18
EAST SIDE STORY
La musica popolare dell’Europa dell’Est attraverso lo sguardo di compositori classici e
contemporanei
Paolo Marzocchi pianoforte
PROGRAMMA
Béla Bartók (1881-1945)
Sei danze popolari rumene
Jocul cu bâta (Danza col bastone)
Brâul (Girotondo)
Pe loc (Sul posto)
Buciumeana (Danza del corno)
Poarga Româneascâ (Polca rumena)
Mărunţel (Passettino di Belényes)
Sei melodie popolari ungheresi da For Children
Light the way to my Love
Absent is my Sweetheart
The lovey Girls of Budapest
There are ten liters inside me
Cricket marriage
Swineherd’s dance
Franz Liszt (1811-1866)
Cinque canti popolari ungheresi, S 245
Lento
Allegretto
Andante
Vivace
Lento
Rapsodia ungherese n.2 S248
cadenza Dies Irae di Paolo Marzocchi
Paolo Marzocchi (1971)
Dhuratë Zemre
Fantasia su un tema originale di Prenkë Jakova
Five Albanian Folksongs
Kanga e Gjyles
Pranvera filloi me ardhë
Dalin vajzat prej mejtepit
Vaj si kenka ba dyrnjaja
Moj e vogel si florini
___________________________
La musica d’arte, la cosiddetta “musica colta”, si è da sempre nutrita della musica popolare, e si può sicuramente dire che la musica dell’Europa dell’Est, con la sua ricchezza e vitalità, è forse tra tutte quella che ha stimolato maggiormente la fantasia dei compositori classici e contemporanei. Béla Bartók in particolare parlava delle melodie popolari - da lui raccolte e registrate a centinaia su rulli di cera con i primi rudimentali fonografi - paragonandole a pietre preziose che il compositore, quasi esperto orafo, deve incastonare in una montatura che ne esalti la bellezza senza mai nasconderne la bellezza.
Il programma è dunque incentrato sulle musiche tradizionali dell’Est Europa, interpretate e rilette da compositori di epoche diverse, tra cui anche il sottoscritto.
Le celebri “Sei danze popolari rumene” sono tra le composizioni più famose ed eseguite di Bartók. Composte nel 1915 sulla base di melodie raccolte nelle campagne della Transilvania, furono orchestrate dall’autore due anni più tardi per piccola orchestra. Tra le ricadute migliori della tecnologia c’è sicuramente l’accesso a materiali un tempo quasi inaccessibili, ed ora è dunque facile reperire in rete le registrazioni originali di Bartók.
Molto meno note sono le canzoni tradizionali ungheresi per bambini che Bartòk raccoglie nell’album “For Children”, mascherandole da piccoli pezzi per principianti. Al loro interno ci sono perle di incredibile poesia, come l’antica melodia Light the way to my Love o brani divertenti come There are ten liters inside me o Cricket Marriage. L’ultimo, Swineherd Dance, verrà poi inserito dall’autore all’interno della suite per grande orchestra 7 Hungarian Sketches. Le quasi sconosciute 5 Magyar Népdal [5 melodie nazionali ungheresi] di Franz Liszt, dal pianismo minimale e intimista, hanno più di un punto di contatto con le elaborazioni bartokiane. Composte nel 1873, appartengono all’ultimo periodo creativo di Liszt, che – abbandonato il virtuosismo – è alla ricerca delle tradizioni più antiche della sua terra natale.
La celeberrima Seconda Rapsodia Ungherese è uno dei brani più famosi della storia della musica. Composta nel 1847 e pubblicata qualche anno più tardi, è diventata immediatamente famosissima per l’immediatezza e la freschezza dei temi, per la semplicità del tessuto armonico e, per contro, per l’estremo virtuosismo. La fortuna di questa composizione è dovuta anche al suo ripetuto impiego come solonna sonora, in particolare in diversi cortometraggi di animazione (il più celebre sicuramente quello di Tom & Jerry, “The cat concerto”). La Rapsodia Ungherese n. 2 è anche uno dei pochissimi brani di Liszt a prevedere la possibilità di inserire una cadenza dell’esecutore. In questo caso verrà presentata con una mia cadenza originale, in cui i temi lisztiani si intrecciano inaspettatamente con il tema gregoriano del “Dies Irae”.
La seconda parte del programma è invece interamente dedicata all’Albania, la cui musica mi ha affascinato da diversi anni. Le Five Albanian Folksongs sono una raccolta di pezzi composti tra il 2005 e il 2011 su antiche melodie della città di Scutari (Shkodra), nel nord dell’Albania, e che diventano la materia per un’esplorazione delle possibilità poliritmiche ed espressive del pianoforte. Si tratta prevalentemente di canzoni d’amore, di quelle che si eseguono nelle feste e nei matrimoni, qui ordinate nella classica alternanza di un brano veloce e uno lento. Spicca tra tutte la malinconia struggente della quarta canzone, Vaj si kenka ba dyrnjaja [ma come si è ridotta la gente], che appartiene alle cosiddette “canzoni dell’esilio”, condizione che il popolo albanese ha sperimentato sulla sua pelle per secoli.
Oltre alle canzoni popolari albanesi, figura anche una canzone d’autore: un’aria da camera del compositore Prenkë Jakova, in Italia quasi sconosciuto, Jakova è forse la figura che ha dato l’impulso più grande alla musica albanese dopo l’indipendenza dall’impero ottomano nel 1912. A partire da una melodia da camera di Jakova, per voce e pianoforte, ho elaborato una pagina notturna e delicata, “Dhurate Zemrë” [regalo di cuore], commissionatami per il centenario della nascita del compositore albanese. Paolo Marzocchi
Tutte le composizioni di Marzocchi sono contenute nell’album “Piano Works”, uscito sotto forma di “libro aumentato” per l’etichetta Martinville.
Classical music so-called ‘serious music', has always fed on popular music, and it’s safe to say that perhaps most of all, the rich and vibrant music of Eastern Europe, has most stimulated the imagination of classical and contemporary composers. Béla Bartók in particular referred to popular melodies - which he collected and recorded by the hundreds on wax rolls with the first rudimentary phonographs – as like precious stones that the composer, almost like an expert goldsmith, must mount in a setting that enhances their beauty without ever hiding it.
The programme therefore focuses on traditional Eastern European music, interpreted and reworked by composers, including myself, from different periods.
The famous 'Six Romanian Folk Dances' are among Bartók's most famous and performed compositions. Composed in 1915 based on melodies collected from rural Transylvania, they were orchestrated by the composer two years later for small orchestra. Among the best benefits of technology is undoubtedly, the access to materials that were once almost inaccessible, and it is now easy to find Bartók's original recordings online.
Much less well-known are the traditional Hungarian children's songs that Bartók compiles in the album 'For Children', disguising them as small beginner’s pieces. Within them are pearls of incredible poetry, such as the ancient melody Light the way to my Love or amusing pieces like There are ten litres inside me or Cricket Marriage. The last one, Swineherd Dance, would later be included by the composer in the suite for large orchestra 7 Hungarian Sketches.
Franz Liszt's almost unknown 5 Magyar Népdal [5 Hungarian Folk Songs], with their minimal and atmospheric playing technique, have more than one point of contact with Bartok’s reworkings. Composed in 1873, they belong to the last creative period of Liszt, who - having abandoned virtuosity - was in search of the oldest traditions of his homeland. The celebrated Second Hungarian Rhapsody is one of the most famous pieces in music history. Composed in 1847 and published a few years later, it became immediately famous for the immediacy and freshness of its themes, the simplicity of its harmonic fabric and, conversely, its extreme virtuosity. The success of this composition is also due to its repeated use as a soundtrack, in particular in several animated shorts (the most famous certainly being that of Tom & Jerry, 'The cat concerto'). The Hungarian Rhapsody No. 2 is also one of the very few pieces by Liszt to include a cadenza by the performer. In this case it will be presented with an original cadenza of my own, in which Liszt's themes are unexpectedly intertwined with the Gregorian theme of the 'Dies Irae'. The second part of the programme is devoted entirely to Albania, whose music has fascinated me for several years. The Five Albanian Folksongs is a collection of pieces composed between 2005 and 2011 from ancient melodies from the city of Scutari (Shkodër) in northern Albania, which become the leitmotif for an exploration of the polyrhythmic and expressive capabilities of the piano. These are mainly love songs, the kind performed at parties and weddings, organised here in the traditional alternation between fast and slow songs.
Standing out among them all is the poignant melancholy of the fourth song, Vaj si kenka ba dyrnjaja [How the people have been brought low], which belongs to the so-called 'songs of exile', a plight that the Albanian people have experienced at first hand for centuries. In addition to Albanian folk songs, there is also a signature song: a chamber aria by the composer Prenkë Jakova, almost unknown in Italy. Jakova is perhaps the figure who gave the greatest impetus to Albanian music after independence from the Ottoman Empire in 1912. Starting from a chamber melody by Jakova, for voice and piano, I composed a delicate Nocturne, "Dhurate Zemrë" [Gift of the Heart], commissioned for the centenary of the Albanian composer's birth. Paolo Marzocchi
All of Marzocchi's compositions are contained in the album 'Piano Works', released as an 'augmented book' on the Martinville label.